{"type":"Feature","properties":{"id":2707,"name":"Ospizio dell’Incisa (Tornolo, loc. P.sso dell’Incisa)","description":"
\u201cI monaci eressero un ospizio o ospedale sotto il pericoloso valico dell\u2019Incisa, verso Santa Maria, in un pianoro detto ancor oggi Ospedale; vicino a una freschissima fonte chiamata fontana dei Frati. Di questo ospizio rimangono ancora i ruderi<\/em>\u201d (1). (1)\u00a0Celso M<\/span><\/span>ori<\/span><\/span>, <\/span><\/span>Storia di S. Maria del Taro<\/i><\/span><\/span>, Supplemento del Bollettino Parrocchiale di S. Maria del Taro, (Parma), Chieri, Stabilimento lino-tipografico chierese di G. Martano, 1939; ripubblicato, con aggiunte, in: <\/span><\/span>S. Maria del Taro e il Monte Penna<\/i><\/span>, a cura di F. F<\/span>errari, P<\/span>arma, Tipografia G. Ferrari & Figli, 1964.<\/span><\/span><\/span><\/p>\n (2) Antonio Boccia, Viaggio ai monti di Parma<\/em>,\u00a0Parma, Palatina, 1989<\/p>\n
\nIl Capitano Antonio Boccia ricordava come, \u201cnel secolo scorso venne trovata da un pastore una campanella a cariglione custodita ora nella Chiesa di S. Maria del Taro, la quale [] venne giudicata del sec. XIV-XV\u201d; annotava, infine, che la \u201cstrada aveva il ciottolato di sassi: che si pu\u00f2 vedere ancor oggi, quantunque coperto di terriccio\u201d, e che \u201cl\u2019ospizio dell\u2019Incisa era a sua volta collegato con l\u2019altro ospizio che sorgeva al passo del Monte Tomarlo\u201d<\/em>.
\nIl Boccia, da parte sua, riferiva inoltre che \u201cScendendo placidamente per andare a Grondana, corpo di Santa Maria del Taro, viene dal Pennino un abbondantissimo fonte chiamato la fontana dell\u2019Ospedale. Alla sua destra in poca distanza vi \u00e8 un prato ove osservansi i fondamenti di un\u2019antico Monastero chiamato l\u2019Ospedale. Distinguonsi anche al d\u00ec d\u2019oggi le mura, che formavano la parte dell\u2019elissi del Coro, e fra i rottami si vede qualche pietra piccata tuttora intiera\u201d\u00a0<\/em>(2).
\nCondotto dal maestro Giannino Agazzi di Bedonia, straordinario conoscitore della nostra montagna, ho potuto osservare i resti dell\u2019ospizio; le rovine si raggiungono facilmente dal Passo dell\u2019Incisa scendendo nella ripida faggeta in direzione sud; si trovano in una fitta ma circoscritta macchia di abeti, poco discoste dal rio dell\u2019Ospedale, non lontano dalla sua confluenza nel rio Incisa; tutto attorno la presenza di pietre collocate dalla mano dell\u2019uomo \u00e8 piuttosto diffusa.
\nSi legge in Canto di un patrimonio silente<\/em> (p.53) che \u201cI vecchi di Amborzasco lo chiamavano ospe-dalaccio e dicevano che nei suoi pressi vi erano delle catacombe\u201d <\/em>(3);\u00a0questo accenno ha assonanza ad un racconto riferito da Giannino Agazzi, che fa cenno ai morti seduti che sarebbero stati rinvenuti in tombe non lontane dall\u2019Ospizio.
\n[Testo di Corrado Truffelli]<\/em><\/p>\n